1887
Volume 36, Issue 1
  • ISSN 0925-4757
  • E-ISSN: 1569-9951
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Abstract

Astratta

La 13 del rielabora il motivo folklorico del travestimento in un modo inedito, adattandolo a una sovrastruttura simbolica di tipo religioso, fondando così una nuova equiparazione tra la nota volpe e il diavolo. In una narrazione atipica rispetto agli schemi del genere, Renart passa qui da a vero e proprio demonio. Tale scelta narrativa sembra rispondere a un preciso intento apotropaico, vòlto a neutralizzare, letterariamente, l’influsso perturbante del Maligno che opera nel mondo. Presentando Renart nelle vesti di un demonio, infatti, questa entità, normalmente temuta, diviene subito più familiare e comica, e perciò più gestibile. D’altra parte, rispecchia anche un’evoluzione della fisionomia volpina che negli stessi anni si stava compiendo in altri contesti culturali, quelli riflessi nella letteratura omiletica. Alla luce di tale finalità meta-testuale, si comprende forse meglio anche la curiosa struttura del racconto, che per la prima metà non ha nulla di specificamente renardiano, ma fonda le basi per lo slittamento simbolico radicale che la volpe compie al termine di questa e che porterà con sé nelle sue successive evoluzioni letterarie.

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